Palazzo Donizetti4 | già Ospedale dei poveri di Varese
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Fino alla prima metà dell’Ottocento, l’attuale via Donizetti era sbarrata a metà dalla porta della contrada Regondello, una delle sei porte che racchiudevano il borgo di Varese.
Nello stesso periodo, nel 1834, fu ultimata la “fabbrica” dell’Ospedale civico detto appunto del Regondello.
L’edificio, all’angolo con piazza Giovine Italia, pur modificato, è rimasto sostanzialmente quello progettato dall’architetto Pietro Gilardoni, comasco di Puria, oggi Comune di Valsolda, che aveva collaborato con Leopoldo Pollack nella costruzione della facciata neoclassica di San Vittore.
Pressoché nulla è cambiato negli ultimi due secoli nell’aspetto della strada in cui sia i palazzi del lato del vecchio ospedale sia i bassi edifici del lato opposto sono stati in gran parte ben restaurati.
La costruzione dell’ospedale, il penultimo nosocomio varesino prima dell’ospedale di Circolo, comportò la radicale ristrutturazione del precedente comparto dove, nel 1657, era stato trasferito il Venerando ospedale dei poveri, già Ospedale di San Giovanni, che aveva sede nelle case, demolite nel Novecento, che sorgevano tra l’attuale piazza Monte Grappa e il Battistero. Lo stabile in cui fu trasferito il luogo di ricovero era stato, dal 1584, il Collegio delle Vergini di Sant’Orsola, attive nell’assistenza ospedaliera, istituito da Caterina Perabò che, nel 1587, aveva dotato la casa, appartenuta alla sua nobile famiglia, di una chiesa.
Nel 1710 l’edificio sacro, uno dei tanti scomparsi a Varese, risultava decorato da un’ancona di Pietro Antonio Magatti inquadrata nelle finte architetture dei fratelli Baroffio.
(Fausto Bonoldi)
Mi viene spontaneo il pensare al fatto che il nostro pianeta sia come un granello di sabbia nell’immensità dell’Universo e di riflettere sul suo destino. Sul quale anche noi incidiamo negativamente con i nostri comportamenti irresponsabili. Si susseguono allora dubbi e speranze. La terra è destinata all’autodistruzione? Spero proprio di no……
È il momento di arrivare a quella consapevolezza necessaria che ci spinga ad agire per il bene dell’umanità perché restando in attesa il mondo soffoca, viene schiacciato sotto il peso della noncuranza e dell’indifferenza. Ogni secondo è importante (“CARPE DIEM”), ogni secondo conta.
Eva Hodinovà
Di certo, l’enigma più grande e straordinario, ancora più che l’universo, è la nostra mente, di cui ancora sappiamo tanto poco, molto meno di quello che essa ha capito dell’universo.
Margherita Hack
Innanzitutto, la forma circolare che rammenta il Sole e i pianeti che vi ruotano attorno e quindi quell’Universo che da noi è maggiormente conosciuto. Poi la parte increspata delle ceramiche fa pensare ad un improvviso sommovimento che sta per rivelarsi repentinamente.
A questa parte concreta l’artista abbina nel lembo sottostante alcuni colori trasparenti come se derivassero da una rivelazione luminosa, traslucente, inaspettata, lontana da ogni possibile schema precostituito.
Non siamo alla alchimia della Lapis Philosophorum, ma l’effetto è seducente e sembra trasportarci per un attimo in un mondo sconosciuto.
Ettore Ceriani
Inutile sottolineare che il triplo potere è stato cercato da tanti nel corso dei secoli, ma nessuno è riuscito ad acquisire, seppure in minima parte, questa intrigante capacità alchemica.
Ora a provarci è Eva Hodinovà, ma la sua è solo una pretesa artistica: tentare di fornire un’immagine attinente ad una possibile pietra filosofale o che faccia sorgere nelle menti degli osservatori un possibile collegamento con la stessa.
Mi sembra che ci sia riuscita e nelle sue plastiche invenzioni siano diversi gli elementi sitivi.
Ettore Ceriani
Se andiamo ad esaminare la lunga ed articolata storia dell’Umanità possiamo notare come la stessa tenda spesso a rifuggire dalle dure evidenze della realtà dando credito a leggende che, nate nell’interiorità, finiscono per tramutarsi nel tempo in persistenti illusioni.
Una di queste è sicuramente la Pietra Filosofale che stando alle aspettative, potrebbe fornire -a seconda dei casi – un Elisir di lunga vita, far acquisire l’onniscienza, ovvero la conoscenza assoluta del bene e del male oltre che del passato e del futuro, permettere di tramutare in oro i metalli vili.
Ettore Ceriani
Carl Gustav Jung, in particolare, vedeva nella pietra filosofale la metafora dello sviluppo psichico di ogni essere umano, la forza che lo spinge verso la propria identità attraverso una sempre maggiore differenziazione.
L’universo è l’unico quadro in cui la parte più interessante e misteriosa si trova al di là della cornice.
Fabrizio Caramagna
“Una poetica, suggestiva e affascinante ipotesi cosmologica per dare corpo alla misteriosa pietra filosofale”
Alfonso Paolella
L’opera “Radici delle Future Germinazioni” allude al ciclo di vita, simboleggia l’energia vitale e creatrice della terra. La nostra sfida è quella di conservare e proteggere l’ambiente e le risorse naturali. La consapevolezza per ricreare un mondo migliore è data dall’insegnamento della natura stessa, la natura che si riappropria del suo ambiente per generare vita.
Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare. (Andy Warhol)
La pietra filosofale di Eva
“Una poetica, suggestiva e affascinante ipotesi cosmologica per dare corpo alla misteriosa pietra filosofale”
Alfonso Paolella
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Se andiamo ad esaminare la lunga ed articolata storia dell’Umanità possiamo notare come la stessa tenda spesso a rifuggire dalle dure evidenze della realtà dando credito a leggende che, nate nell’interiorità, finiscono per tramutarsi nel tempo in persistenti illusioni.
Una di queste è sicuramente la Pietra Filosofale che stando alle aspettative, potrebbe fornire -a seconda dei casi – un Elisir di lunga vita, far acquisire l’onniscienza, ovvero la conoscenza assoluta del bene e del male oltre che del passato e del futuro, permettere di tramutare in oro i metalli vili.
Inutile sottolineare che il triplo potere è stato cercato da tanti nel corso dei secoli, ma nessuno è riuscito ad acquisire, seppure in minima parte, questa intrigante capacità alchemica.
Ora a provarci è Eva Hodinovà, ma la sua è solo una pretesa artistica: tentare di fornire un immagine attinente ad una possibile pietra filosofale o che faccia sorgere nelle menti degli osservatori un possibile collegamento con la stessa.
Mi sembra che ci sia riuscita e nelle sue plastiche invenzioni siano diversi gli elementi sitivi.
Innanzitutto, la forma circolare che rammenta il Sole e i pianeti che vi ruotano attorno e quindi quell’Universo che da noi è maggiormente conosciuto. Poi la parte increspata delle ceramiche fa pensare ad un improvviso sommovimento che sta per rivelarsi repentinamente.
A questa parte concreta l’artista abbina nel lembo sottostante alcuni colori trasparenti come se derivassero da una rivelazione luminosa, traslucente, inaspettata, lontana da ogni possibile schema precostituito.
Non siamo alla alchimia della Lapis Philosophorum, ma l’effetto è seducente e sembra trasportarci per un attimo in un mondo sconosciuto.
Ettore Ceriani
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Di certo, l’enigma più grande e straordinario, ancora più che l’universo, è la nostra mente, di cui ancora sappiamo tanto poco, molto meno di quello che essa ha capito dell’universo.
Margherita Hack
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Carl Gustav Jung, in particolare, vedeva nella pietra filosofale la metafora dello sviluppo psichico di ogni essere umano, la forza che lo spinge verso la propria identità attraverso una sempre maggiore differenziazione.
L’universo è l’unico quadro in cui la parte più interessante e misteriosa si trova al di là della cornice.
Fabrizio Caramagna
Note biografiche:
Eva Hodinovà, nata a Praga (Rep.Ceca), si è trasferita in Italia nel 1968. Diplomata presso Pragoděv di Praga (1964). Ha frequentato l’Atelier di František Emler a Praga e in Italia l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha partecipato a corsi di incisione, restauro, affresco murale e ceramica Raku.
Molti i concorsi cui ha partecipato ottenendo premi nazionali e internazionali. Al suo attivo ha l’allestimento di oltre 100 mostre personali e 370 mostre collettive a Milano, Novara, Varese, Gallarate, Salsomaggiore Terme, Ragusa, Bergamo, Piacenza, Busto Arsizio, Malpensa, Legnano, Tradate, Sarnano Terme, Arona, Lago D’Orta, San Remo, Stresa, Albissola Marina, Roma, Lecce, Gallipoli, Francia (Arcachon, Parigi), Svizzera (Zofingen, Zurigo, Agno, Vallemaggia), Montecarlo, Rep.Ceca (Praga, Brno, Vinor), Argentina (prov.Corrientes), Rep. Dominicana (Santo Domingo), Inghilterra (Manchester), Polonia (Crosno).
Eva Hodinovà ha eseguito murales ad Orta San Giulio fraz. Legro (Paese dipinto).
Dal 1980 al 2016 ha gestito “Centro Culturale Angerese” e Galleria “Studio d’Arte Liberty “di Angera. È socio di”Atelier Capricorno” di Cocquio Trevisago. Fa parte di “Associazione liberi Artisti della provincia di Varese”e di“Association of Ceramics Artists SVUK”- Praga Czech Rep. È socio del“Museo della Permanente” Milano.
Inserita nella Collezione Sgarbi nella raccolta delle Stampe e dei Disegni. Pubblicazione nel libro d’arte “Gli artisti nella Collezione Sgarbi”.
Note critiche:
Alessandra Benabbi, Elio Bertozzi, Adriana Bolchini, Corrado Bordobi, Giuseppe Bosich, Siro Brondoni, Clara Castaldo, Ettore Ceriani, Everardo Dalla Noce, Antonino De Bono, Lucio Del Gobbo, Giorgio Falossi, Carlo Franza, Norberto Furlani, Carlo A. Gianinazzi, Adriano Guarneri, Angelo Mistrangelo, Mario Monteverdi, Donatella Muffato, Andrea Nannia, Fabrizia Buzio Negri, Barbara Romano, Giorgio Rota, Plinio Sidoli, Luigi Stadera, Luigi Valerio, Svatava Vynal, Antonella Visconti, Rebecca Rodin, Eva Kratkà, Laura Tirelli, Josef Dvorsky, Marie Martykanova, Zdenek Freisleben, Lara Treppiede, Alessio Magnani, Silvia Ceffa, Lara Scandroglio, Matteo Bollini, Vittorio Sgarbi, Alfonso Paolella …